ARTICOLO DI SARA TAVIANI
La scorsa estate è venuto alla ribalta della cronaca italiana e internazionale lo stato di sofferenza del lago di Bracciano. A dare risalto alla situazione è stata la decisione della Direzione Tecnica Risorse Idriche della Regione Lazio (fine luglio 2017) di sospendere il prelievo dal lago, che costituisce una riserva idrica strategica per la vicina città di Roma.
La scelta della Regione Lazio scaturiva da una situazione di criticità dovuta a un forte abbassamento del livello del lago, denunciato dai Comuni di Bracciano, Trevignano, Anguillara e dall’Ente Parco di Bracciano in diversi tavoli tecnici riunitisi già dai primi mesi del 2017. I sopralluoghi effettuati dall’ISPRA durante l’estate hanno evidenziato la riduzione, il degrado e l’alterazione della flora e della fauna degli habitat lacustri, con un reale rischio di sopravvivenza di diverse specie tra cui anche una autoctone.
In occasione della Giornata internazionale dell’acqua, viene proposta un’analisi della crisi idrica che ha interessato il bacino di Bracciano, ed è tutt’ora in corso.
Sfruttando i pochi dati disponibili è stato calcolato il bilancio idrogeologico per valutare la disponibilità idrica all’interno del bacino di Bracciano. Questo si basa su una semplice equazione di massa che calcola l’andamento del volume in funzione della variazione delle entrate e delle uscite.
Bracciano è un lago di origine vulcanica; la sua profondità massima supera i 160 metri ed è caratterizzato dall’assenza di immissari ed emissari. Il fiume Arrone, antico emissario, non è più alimentato dal lago, se non in rare occasioni in cui il livello idrometrico supera la soglia di sfioro (l’ultima volta nel 2015).
Gli apporti principali al bacino di Bracciano sono costituiti dalle precipitazioni e da una componente di deflussi sotterranei, mentre le principali uscite sono costituite dall’evaporazione, dai prelievi diffusi (pozzi) e dalla captazione ACEA a servizio del sistema acquedottistico di Roma.
L’analisi dei dati disponibili può aiutare a comprendere la situazione.
In figura 1 è rappresentato lo schema concettuale del bacino idrogeologico di Bracciano (un’area precisa i cui limiti definiscono all’incirca 150 km2 all’interno della quale si fanno i conti). All’interno di questa area, vengono riportate tutte le voci di entrata (in blu) e di uscita (in rosso). I valori sono espressi in un’unica unità di misura per poter confrontare le diverse voci e poterle rapidamente associare alle variazioni del livello/volume del lago.
Ad esempio, la voce “prelievo potabile” ha un valore di 75 mm/a, sta ad indicare che l’acqua prelevata da tutti i pozzi ad uso potabile che sono ubicati dentro al bacino idrogeologico del lago di Bracciano, ammonta ad un totale annuo di 4.29 Milioni di metri cubi, che diviso per l’area del lago (57 Milioni di metri quadrati) ci restituisce i metri di incidenza, che poi si trasformano in 75 mm.
In tabella 1 sono riportati i valori annui degli elementi del bilancio.
L’evaporazione dal lago costituisce l’uscita principale, seguita dalla derivazione ACEA e infine dai prelievi diffusi.
L’andamento dei prelievi ACEA dal lago mostra una crescita negli ultimi cinque anni in concomitanza con una riduzione notevole delle precipitazioni (Figura 2). Questo comporta una crescita del peso percentuale del prelievo ACEA rispetto al totale delle entrate che passa dall’8 % del 2013 al 81 % del 2017 (riferito al periodo in cui il prelievo è stato attivo).
Quel che emerge è che il bilancio del lago di Bracciano è vincolato a un delicato equilibrio tra le diverse componenti ed il prelievo diretto dal lago, concesso ad ACEA, assume un ruolo centrale. In un anno di siccità estrema, il 2017, nel quale il bilancio naturale del lago è di per sé negativo (la sola evaporazione supera gli ingressi) è stato incrementato ulteriormente il prelievo creando una situazione evidentemente non sostenibile.
Per rendere l’idea, nel 2017, ACEA ha prelevato fino a luglio una portata media di 1.17 m3/s (che equivale a circa la portata necessaria ad alimentare una città quale Perugia).
L’andamento del livello del lago dal 1950 ad oggi (media mensile del livello) rappresentato in figura 3 completa le osservazioni fin qui svolte.
Le oscillazioni naturali del livello del lago sono legate a fattori climatici stagionali che si sovrappongono a variazioni di più lunga durata, anni siccitosi o piovosi, e a fattori antropici quali il prelievo. In 70 anni le variazioni di livello si sono mantenute entro un range di circa 1.5 metri al di sotto dello zero idrometrico che è fissato a una quota di 163.04 metri slm. Nel 2017 il livello è sceso a valori mai raggiunti prima, fino a toccare i 161.06 m slm nel mese di novembre (inferiore di 60 cm rispetto al minimo storico osservato). Questo si traduce in un deficit di volume pari a 33.6 Mm3, valore confrontabile con i prelievi di ACEA (in verde in figura 2).
A partire dal 2015, anno nel quale si è raggiunto il livello massimo del lago con lo sfioro nell’Arrone, si evidenzia una costante diminuzione nei livelli del lago. L’anomalia inizia nell’autunno 2015, durante il quale non si osserva il consueto recupero del livello del lago. Nel 2016 la ripresa autunnale/invernale è minima e nel 2017 non c’è, mentre inizia una leggera ripresa con le precipitazioni del 2018, con un’inversione del trend dovuta all’interruzione dei prelievi ed all’arrivo delle precipitazioni.
Le criticità che caratterizzano il lago di Bracciano sono comuni a molti bacini d’Italia e si riproporranno inevitabilmente in futuro se non si interviene tempestivamente sulle forme di gestione e tutela della risorsa idrica.
La crisi appena passata infatti ha evidenziato gravi carenze da parte degli organi pubblici preposti alla gestione e tutela della risorsa idrica, da un lato, e da parte di ACEA nella gestione dei sistemi di distribuzione, dall’altro.
Attualmente i pochi dati disponibili sono raccolti da ACEA e non sono pubblici, reperirli nell’ambito di questo studio è stato molto complesso. È necessario che l’Ente preposto alla gestione della Risorsa Idrica, quale la Regione, si doti di un sistema di monitoraggio autonomo, comprensivo di contatore di portata in uscita dal lago e idrometro, ed eserciti una reale funzione di controllo sulle concessioni e sui prelievi.
Il dato deve essere di dominio pubblico. Una sana relazione tra istituzioni e comunità locali non può prescindere dalla possibilità di accedere ai dati da parte di tutti.
Le istituzioni si devono porre in un’ottica di pianificazione a medio e lungo termine, che risponda ai cambiamenti climatici e valuti la sostenibilità delle concessioni con maggiore attenzione, la situazione di estrema siccità del 2017 ne è un esempio. L’analisi del comportamento del lago in condizioni di particolare stress ha evidenziato i limiti del possibile utilizzo di Bracciano come riserva strategica per Roma. In anni siccitosi come quelli appena trascorsi è fondamentale un controllo ed una limitazione dei prelievi per garantire il mantenimento dell’equilibrio naturale del lago.
ACEA da parte sua è chiamata ad intervenire per aumentare l’efficienza della rete, riducendo le perdite e migliorando il servizio. Considerato che la perdita totale nella rete di distribuzione di Roma può essere stimata in circa 6.5 m3/s, circa 6 volte l’acqua prelevata da Bracciano nel 2017, e evidente che è necessario intervenire con interventi di bonifica della rete prima di ricorrere a fonti che dovrebbero essere “di riserva”.
ARTICOLO DI SARA TAVIANI
Buonasera,
pur vivendo in altra zona e non avendo neanche mai visitato Bracciano (vivo a Frosinone), sono comunque molto interessato alle vicende del lago e vi scrivo per esprimervi la massima solidarietà.
Da diversi mesi (da quando è emersa l’estate scorsa la precarietà dell’equilibrio idrico del bacino del lago di Bracciano – come anche degli altri laghi) seguo attentamente, attraverso il vostro lavoro direttamente dal vostro sito, le vicende del vostro (anzi di tutti) lago.
Mi congratulo con la sig.ra Taviani per il bellissimo articolo, di estrema chiarezza che sintetizza perfettamente la situazione.
Nella vicenda della crisi idrica del bacino di Bracciano mi sembra che ci siano tutti gli elementi che caratterizzano il contesto storico/politico che stiamo attraversando. Al periodo siccitoso degli ultimi anni (probabilmente derivante dalle attività dell’uomo) si aggiunge l’intervento cieco e arrogante dell’Ente che massicciamente preleva acqua da immettere in una rete idrica colabrodo, creando un problema a monte per tentare di gestire (in maniera sbagliata) una crisi idrica a valle anziché intervenire direttamente sulla dispersione di acqua causata dalle tubature fatiscenti.
Spero inoltre che si possa variare il livello soglia al quale ACEA potrà riprendere le captazioni, da avvicinare il più possibile allo zero idrometrico.
Continuate così, siete perfetti. 😉
grazie
Grazi Sarà per la chiarezza espositiva ed i dati. Sono molto meravigliato che la Regione non eserciti un puntuale controllo sull’attivita del lago e sull’tilizzi Della concessione data all’avv Acea. Nei contratti di concessione a mio avviso – pena la nullità dell’atto – dovrebbero esserci chiaramente individuati non solo i limiti dell’utilizzo dell’acqua ma anche gli oneri a carico della Acea per mettere in condizione la Regione di esercitare le sue funzioni di controllo. Penso anche che occorrerebbe presentare un abbraccio sposto alla Corte dei Conti che dovrebbe già per legge avere il compito di esercitare le funzionalità di controllo amministrativo/contabile.
Una domanda: in quanto tempo il livello del lago può ragionevolmente tornare ai livelli del 2015 e con che intensità di precipitazioni? Ci sono altre soluzioni?
Grazie per il lavoro svolto.
Complimenti a Sara Taviani per la chiarezza espositiva ed a tutto il gruppo Bracciano SmartLake – Mi permetto di esporre un semplice concetto che proprio perché non rispettato, i motivi penso siano chiari a tutti, ci sta portando alla rovina diffusa di tutto il territorio ed allo sfruttamento sconsiderato delle risorse idriche e non solo: BENE COMUNE – GESTORE PUBBLICO
SARA TAVIANI – nel suo articolo sulla crisi idrica del Lago di Bracciano – fa capire molto bene che l’unica vera crisi è quella dovuta alla mancanza di lungimiranza di chi amministra la cosa pubblica ed alla carenza di partecipazione attiva e diffusa dei cittadini –
Ottenere che l’acqua sia un bene comune è l’inizio – dobbiamo anche tutelarlo e gestirlo in modo comune e trasparente –
DOBBIAMO COMINCIARE A PENSARE AD UN ENTE GESTORE VERAMENTE PUBBLICO CHE TUTELI L’INTERESSE PUBBLICO E NON GUARDI ALL’UTILE AZIENDALE – ALTRIMENTI CI PRENDIAMO SOLO PER I FONDELLI!
IL PRINCIPIO: IL PRIVATO GESTISCE – IL PUBBLICO CONTROLLA – NON FUNZIONA!!!
Grazie Sara, bell’articolo, speriamo sia ascoltato