Oggi siamo stati raggiunti da una notizia per noi davvero molto triste. Il professor Giampiero Maracchi, uno dei più illustri meteorologi italiani si è spento nella sua amata Firenze. Siamo molto legati al professor Maracchi sia alla sua persona che alla sua figura di scienziato. Abbiamo chiesto ad Alfonso Crisci, membro del Comitato Scientifico di Bracciano Smart Lake e suo allievo all’Ibimet Cnr di Firenze, di scrivere un ricordo del professore. Noi di Bracciano Smart Lake dobbiamo molto alle intuizioni culturali e scientifiche del professor Maracchi e oggi, con dolore ci stringiamo alla famiglia e alla intera comunità di ricercatori che si sentono colpiti da questo lutto.
di Alfonso Crisci
Come non è mai facile dipingere il volto di uomo cosi come non lo è raccontare in poche righe cosa lascia una persona come il Prof. Giampiero Maracchi. Sono un suo allievo, prima tesista all’Università di Agraria… e poi…borsista …e poi assegnista .. e quindi ricercatore nell’istituto CNR da lui co-fondato. Allora si chiamava IATA Istituto di Analisi ambientale e Telerilevamento applicati all’Agricoltura che evolve poi nel 2000 in Istituto di Biometerologia unendo altre realtà CNR.
Ha sempre avuto il carisma dei “fondatori” ed è questa la prima impressione indelebile che rimane quando lo si è conosciuto. Generosità e visione del futuro sono le sue doti chiave, come le persone che hanno quel dono di saper leggere la realtà storica che vivono e ne diventano protagonisti evolutivi con quel tipo di consapevolezza che solo quelli cosi hanno. Giovane brillante, a sentire i ricordi dei suoi coetanei, Maracchi è stato anche carabiniere a cavallo (NdR) con il rimpianto perenne di non essere stato alpino. Persona forte con un elevato senso della disciplina ha proseguito la sua formazione universitaria alla scuola di agronomia fiorentina. E’ un agronomo classico cioè quella figura che per antonomasia deve avere una formazione multidisciplinare e completa con un abitudine alla complessità che solo i profondi conoscitori del mondo rurale possono avere. Percepisce naturalmente l’importanza del clima e dei suoi elementi come elementi plasmatori non solo dei territori ma anche delle comunità. Il clima per Maracchi è un elemento formativo e scolastico, creativo di forme, sempre segnato come elemento positivo a cui ci si adatta perché da esso proviene cibo e sostentamento. Attento e affascinato dalle sue variazioni, che ne hanno fatto, anche perché connesso alle comunità internazionale di ricerca, uno dei profeti più inascoltati. I cambiamenti climatici hanno quindi per lui un valore anche profetico per le evoluzioni future globali e locali. Se cambia il clima cambia anche il mondo potrebbe essere una sua parafrasi secca come lui amava fare nelle sue sintesi concettuali pregnanti. Un uomo attento alla storia narrata, per la sua formazione classica, ma attento alle innovazioni, come per compensazione, e soprattutto tecniche. Informatica, statistica, tecnica degli strumenti di misura (remota , analogica e/o elettronica) e di rete sono la sua delizia ma mai fini a se stesse però, ma sempre finalizzate alla soluzioni di un problema e alla sua misurazione lasciando intendere il suo profondo istinto “galileiano” … per cimentarsi direbbe lui.
Maracchi non è uno scienziato chiuso in una elitè, mai “solone”, mai amante dei formalismi, non è l’uomo del citation index ma sempre attento con quell’immane curiosità di ricerca sempre coltivata e sempre aperta all’ascolto per una qualsivoglia “messa in pratica” di utilità. Una capacità di ascolto delle persone, che ne fanno la base della sua umiltà, che sfiora e accarezza la goliardia, ma sempre ancorata ad un immagine di autorevolezza.
Un professore vero dove la virtù dell’autorevolezza diventa la base di tutto ma anche capace anche di “tu” confidenziale che può arrivare però dopo anni e sempre e solo come incoraggiamento e attestato di stima. Quindi una persona di umanità grande operata sempre in maniera discreta quasi pudica.
Fra le sua grandi eredità dobbiamo annoverare, oltre a quella dell’amore della misurazione e della raccolta dati, come quella del recupero storico e dell’apertura ogni possibile nuovo strumento, l’attitudine e la capacità acquisita e studiata della comunicazione. Ecco il grande lascito: la capacità di condividere la conoscenza in maniera semplice e diretta cioè ciò che le comunità scientifiche sempre faticano a fare. Una capacità che nasce dal sentire proprio nella missione scientifica il dovere di raccontare per far crescere tutti o mantenere qualche cosa di importante come può essere l’ identità di un territorio o di comunità.
Quindi è proprio di Giampiero Maracchi questo fecondare con l’attività scientifica altri campi e settori diversi e contigui che altro non è che “arte di seminare” per avere nuove foreste di conoscenze. Grazie Professore per questo. “Grazie di Cuore” a Lei, Professore usando le sue ultime parole che a me, ha rivolto.
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