Il lamento di Alessandro Calvi #soslago
Caro lago di Bracciano che agonizzi e forse te ne muori così, senza un sussurro: addio, io t’ho voluto bene!
Sul tuo fondo oscenamente squadernato cresce oramai un prato che separa l’acqua dalla vecchia spiaggia; persino i frangiflutti sono all’asciutto da mesi e oramai, a occhio, la distanza tra l’acqua e la scogliera è arrivata a sette o otto metri: e son metri d’acqua che mancano, mentre emergono pietre e secche e terra ovunque.
Nelle sabbie mobili che una volta erano le tue acque affonda l’insipienza della politica e anche quel provvedimento che voleva salvare il lago chiudendo i nasoni a Roma, e buono invece per creare qualche problema in più ai turisti e agli animali. Da cronista direi che in quelle sabbie mobili sta affondando anche l’informazione la quale – salvo qualche eccezione – ha smesso di credere nelle storie, ha smesso di raccontare il mondo, si limita a prendere sul serio faccende come quella tragica e ridicola dei nasoni per poi tornare a dormire serena, che tanto a Roma, in centro, l’acqua non manca né mancherà. Davvero un peccato.
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