Luciano Alberghini è stato uno dei protagonisti di questa avventura che ha aperto la strada al rinvenimento di tanti altri siti sommersi nel Lago di Bracciano
Il suo racconto di come andarono le cose quella lontana mattina di Giugno
“Nel 1974 avevo appena conseguito il brevetto di subacqueo presso il CRAS di Roma (Centro Romano Attività Subacquee) ove esisteva una sezione di archeologia subacquea organizzata da un appassionato, Sandro Picozzi. Avevamo quindi cominciato a fare alcune esplorazioni presso la località di Vicarello, a poca distanza da Trevignano, dove era segnalata la presenza di materiale ceramico preistorico ed un misterioso accumulo di massi di cui non riuscivamo a capire il senso.
Sapevamo che nei laghi di Bolsena e nel piccolo lago di Mezzano, tutti in provincia di Viterbo, erano stati scoperti degli insediamenti lacustri preistorici datati al periodo del bronzo e quindi ritenevamo molto probabile che ne esistesse almeno un altro nel lago di Bracciano. Tuttavia,nonostante numerose perlustrazioni subacquee anche invernali lungo la costa di fronte alle vecchie terme di Vicarello non avevamo trovato nulla e quindi un certo scoramento si era impadronito del piccolo gruppo di archeo sub.
Per un aggiornamento sulla campagna di scavo subacqueo a Vicarello vai sul sito di Forum Clodii
Ma quel giugno del 1975, in una domenica assolata e limpida, decisi di fare un immersione proprio al lago di Bracciano con un inseparabile amico sub, Claudio Cerrotta, con cui avevamo esplorato i fondali di Ventotene trovando importanti resti di un naufragio d’epoca romana con la presenza di anfore e marre di piombo di ancore.
Quella domenica decisi di puntare più in profondità anziché seguire la linea batimetrica di costa come avevamo sempre fatto. Scendendo sempre più giù in direzione del centro del lago, la visibilità diminuiva drasticamente ed a un certo punto mi trovai in una specie di nuvola blu verde da cui s’intravedeva uno strato informe grigiastro che era appunto il fondo limaccioso.
Quel palo apparso dal fondo all’improvviso
Mentre cercavo di nuotare tenendomi a distanza dal fondo, improvvisamente andai quasi a sbattere contro un palo appuntito emergente dal fondo. L’ improvvisa apparizione e lo stress dell’immersione mi diedero un balzo al cuore che cominciò a battere all’impazzata. Guardandomi intorno scorsi altri pali mentre una sparsa di grossi frammenti di ceramica grezza ocra affioravano dal fondo. Ero a 12 metri di profondità e dovevo stare attento a non sollevare un polverone di limo che mi avrebbe impedito la visibilità. Con estrema attenzione esaminai alcuni grossi frammenti di ceramica che presentavano il tipico cordolo digitato intorno, non c’erano dubbi si trattava di vasi dell’età del bronzo ed io avevo trovato il fantomatico villaggio che cercavamo da mesi. Volevo prendere alcuni di quei frammenti come prova della scoperta ma vi rinunciai perché l’amico sub Claudio che nel frattempo era emerso, mi avrebbe certamente interrogato e magari sull’onda dell’entusiasmo avrebbe potuto riferire la scoperta ad altri amici sub spargendo la notizia. Mi ricordo che emersi come un missile in preda ad una grande agitazione riuscendo tuttavia a mantenere la verticale del punto. Una volta emerso nonostante l’emozione riusciì freddamente ad effettuare una triangolazione ad occhio del punto per poterci tornare.
La paura di aver preso un abbaglio
Claudio ad una ventina di metri da me non si era accorto di nulla e mi aspettava galleggiando. Senza dire nulla ritornai a riva insieme a lui. Il giorno dopo lunedi, alla consueta lezione archeosub di Picozzi, lo presi da parte e tracciando uno schizzo gli feci una dettagliata relazione di quanto accaduto. Egli m’interrogò a lungo poiché pensava che io avessi preso un abbaglio e manifestamente era dubbioso, tuttavia nei giorni seguenti egli coinvolse l’archeologo Moccheggiani Carpano, all’epoca forse l’unico funzionario della Soprintendenza che s’immergeva ed il direttore della didattica CRAS, Di Bartolomeo. Il sabato successivo eravamo sul posto a bordo di un piccolo gommone bianco per ritrovare il punto. Le mie indicazioni erano corrette e pertanto Picozzi s’immerse ritornando in superficie poco dopo confermando appieno la scoperta con grande entusiasmo. Egli ne diede successivamente notizia formale alla Soprintendenza citando i fatti ed il sottoscritto come autore materiale della scoperta. Il prof. Moretti all’epoca Soprintendente all’Etruria Meridionale ne fu informato e diede prontamente il permesso al rilievo ed al recupero del materiale affiorante per impedire che il sito fosse saccheggiato.
La consegna del silenzio
Bisognava mantenere il silenzio prima di completare il lavoro di recupero e la prima notizia ufficiale della scoperta fu data proprio dal Picozzi otto mesi dopo al Congresso di Archeologia Subacquea di Lipari. Nel disegno allegato apparso in un numero della rivista Il Subacqueo nel 1977, Forina l’autore, cerca di restituire una comparazione tra il villaggio dell’epoca e il sito attuale. Quando si parla di un villaggio palafitticolo si pensa per luogo comune che esso sorgesse su palafitte piantate nell’acqua ma questa interpretazione è sbagliata. Le capanne di quel periodo erano costruite su piattaforme palificate per isolarsi dal terreno umido e per impedire l’accesso ad animali selvatici.
Mutamenti climatici di quasi 4000 anni fa
Il sito di Vicarello, databile al 1200-1600 a.C. ci restituì con i suoi vasi, le sue ciotole,resti di noccioli, le centinaia di pali infissi un quadro vivido di un piccolo insediamento di pacifici pescatori, raccoglitori e contadini. L’estensione esplorata dell’insediamento era di circa 20 per 50 metri e probabilmente sorgeva sulla riva del lago protetta da un opera di contenimento, un piccolo terrapieno alto poco meno di 1,5 mt. Difficile dire oggi perché l’insediamento fu abbandonato, numerosi indizi comparativi ci fanno pensare che anche gli altri villaggi nei laghi di Bolsena e Mezzano coevi, furono abbandonati quasi simultaneamente. L’ipotesi più accreditata fu quella di un innalzamento del livello del lago dovuto a ragioni climatiche. Questa supposizione sembrerebbe confermata dall’ampia dispersione del materiale ceramico e dal buono stato di conservazione di alcune ciotole. L’innalzamento delle acque e la conseguente formazione di un limo impermeabile all’ossigeno sono state le cause del buono stato di conservazione sia delle ceramiche che degli stessi pali.
Pali come souvenir
Allorchè la Soprintendenza rese pubblica la notizia nel 1976 pianificando le successive campagne di scavo nel 1977, cominciarono tuttavia ad arrivare allarmanti notizie di sub clandestini che si immergevano sul sito ma non trovando nulla da saccheggiare sradicavano addirittura i pali come souvenir. Il sito fu quindi vietato alle immersioni e pattugliato dalla vedetta dei Carabinieri. Questa scoperta fu la miccia di un detonatore poiché la Soprintendenza avviò altre esplorazioni culminate nel 1989 con la scoperta del più antico insediamento neolitico subacqueo dell’Europa occidentale sin ad oggi noto, il villaggio de “La Marmotta” presso Anguillara, le datazioni col C14, lo indicano all’incirca tra il 5750 e il 5260 a.C. La grande piroga monossile di 10 metri qui recuperata si trova al Museo Preistorico Pigorini.
Anche Wikipedia, qualche volta sbaglia
Leggendo WIKIPEDIA ho appreso che la scoperta è attribuita alla d.ssa Fugazzola Delpino, della Soprintendenza Archeologica all’Etruria Merdionale, questa gentilissima signora che ho conosciuto in varie occasioni in realtà non ha mai fatto immersioni subacquee. Ma WIKIPEDIA è così e pertanto sono felice dell’opportunità di pubblicare oggi la vera storia di quella scoperta, il mio unico rammarico è di avere solo qualche foto a terra poichè non possedevo all’epoca, l’unica costosa macchina subacquea esistente la mitica Nikonos”
Aggiornamento al 13 luglio 2020
Nei giorni scorsi ci ha scritto la dottoressa Maria Antonietta Fugazzola Delpino.
“Ho personalmente – ha scritto – diretto ed effettuato in acqua le ricerche e gli scavi condotti nell’area archeologica sommersa di Vicarello dal 1982 al 1990. La prima segnalazione alla Soprintendenza competente della scoperta del sito sommerso di Vicarello è stata fatta nel luglio 1974 dal dott.Lamberto Ferri Ricchi. Cfr. M.A.FUGAZZOLA DELPINO, La Preistoria e la Protostoria nell’Etruria Meridionale: nota preliminare su alcune scoperte degli ultimi anni., in “Archeologia nella Tuscia. Primo incontro di Studio” (Viterbo 1980), Roma, C.N.R., 1982 pp. 76-94, tavv. XXV -XXXI. M.A.FUGAZZOLA DELPINO,Rapporto preliminare sulle ricerche condotte dalla Soprintendenza Archeologica dell’Etruria Meridionale nei bacini lacustri dell’apparato vulcanico sabatino, in Archeologia Subacquea, Supplemento 4/82 del Bollettino d’Arte del Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali, Roma,1982, pp. 123-148″.
Luciano Alberghini M. copyright2017
Racconto molto interessante, grazie. Immagino quanto deve essere stata emozionante la scoperta!
Direi che sarebbe opportuno apportare una correzione a quanto appare su Wikipedia, no?
Per quanto riguarda le correzioni a Wikipedia, proviamo a sentire l’autore. Grazie per il suo commento.
Si sarebbe auspicabile ma non so come si fa
proviamo ad organizzarci noi, ma non a breve, al ritorno dalle ferie
Carissimo Alberghini senz’altro nel periodo da Te citato la Dott.ssa Delpino non andava sott’acqua ma nel 1986 sempre nel sito archeologico dell’ara sacrale del villaggio gli ho fatto assistenza subacquea e ha seguito tutti i lavori della campagna di quell’anno.
Comunque sono d’accordo con Te che non è stata Lei a scoprire il villaggio.
Desidero aggiungere che in quel periodo la Dottoressa Del Pino, sovraintendente dell’Etruria Meridionale, diede incarico ad Ezio di Bartolomeo responsabile del C.R.A.S. di organizzare una missione di rilievi fotografici dei resti del Villaggio di Vicariello, alla missione parteciparono diversi subacquei del C.R.A.S. e Sandro Picozzi in qualità di fotografo ufficiale; il sottoscritto si rammaricò di non poter partecipare a causa di impegni di lavoro e delegò a rappresentarlo un proprio gommone di dimensioni opportune.
La relazione su questa operazione è riportata su una pubblicazione periodica della Sopraintendenza,, una copia della quale è a disposizione e potrà essere visionata per necessità e/o interesse
Grazie mille per questa preziosa segnalazione. Possiamo avere almeno una delle foto in formato digitale?
Sarebbe interessante avere una copia scannerizzata di questa pubblicazione pubblicazione dato che io non partecipai alla campagna di rilevamento pur essendo stato lo scopritore del villaggio.
Mi chiamo Andrea, sono un istruttore subacqueo nonchè nipote di Ezio Di Bartolomeo, deceduto purtroppo nel 2006. Gestisco tutto il suo archivio di diapositive e documenti (inclusi quelli relativi a Vicarello) e sto cercando di ricostruire il suo lavoro. Sarei molto felice di poter scambiare qualche parola con il Sig. Luciano Alberghini e con il Sig. Alberto Marini, anche se non ci conosciamo personalmente. Spero possiate questo commento, io sono facilemente reperibile ad esempio su Facebook.
Leggo solo ora il suo post mi da il suo link FB grazie
Ho personalmente diretto ed effettuato in acqua le ricerche e gli scavi condotti nell’area archeologica sommersa di Vicarello dal 1982 al 1990.
La prima segnalazione alla Soprintendenza competente della scoperta del sito sommerso di Vicarello è stata fatta nel luglio 1974 dal dott.Lamberto Ferri Ricchi
Cfr. M.A.FUGAZZOLA DELPINO, La Preistoria e la Protostoria nell’Etruria Meridionale: nota preliminare su alcune scoperte degli ultimi anni., in “Archeologia nella Tuscia. Primo incontro di Studio” (Viterbo 1980), Roma, C.N.R., 1982 pp. 76-94, tavv. XXV -XXXI.
M.A.FUGAZZOLA DELPINO,Rapporto preliminare sulle ricerche condotte dalla Soprintendenza Archeologica dell’Etruria Meridionale nei bacini lacustri dell’apparato vulcanico sabatino, in Archeologia Subacquea, Supplemento 4/82 del Bollettino d’Arte del Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali, Roma,1982, pp. 123-148.
Grazie mille dottoressa Fugazzola per la precisazione che a questo punto smentisce in parte la ricostruzione effettuata da Luciano Alberghini
Salve Dott.ssa Fugazzola, ho cercato di rintracciarla tramite diversi amici e colleghi di Ezio Di Bartolomeo finora senza successo. Sarei felicissimo di poter scambiare qualche parola con Lei, sarebbe per me un grandissimo aiuto per poter ricostruire e riordinare l’archivio fotografico e di documenti che mi sono stati lasciati da mio zio. Ho lasciato i miei recapiti al gestore di questo sito Emanuele Perugini.
Vorrei precisare che esistevano segnalazioni di presenze archeologiche nella zona ma di questa specifica notizia non ero al corrente, andammo con Picozzi sul luogo poiché egli aveva una casa a Trevignano e sapeva dell’accumulo. Nel 1975 la d,ssa Delpino non aveva brevetto sub la denuncia della scoperta a Vicarello fu fatta da Picozzi riportando il mio nome, di altri siti presenti a Bracciano io non ne ero a conoscenza all’epoca.