Seleziona una pagina

La sentenza presa oggi dal giudice Stefania Santoleri del Tribunale Superiore delle Acque pubbliche va letta con grande attenzione. Innanzitutto perché racconta e spiega la natura di tutto questo contenzioso in atto. Poi perché si presta a una lettura ricca di chiaroscuri da cui emergono anche aspetti potenzialmente positivi per il lago. Mai come in questa occasione infatti occorre valutare con attenzione tutti gli elementi in campo.
Se infatti da un lato c’è la parziale cancellazione dell’ordinanza della Regione e in particolare di quella parte del dispositivo adottato da Nicola Zingaretti in cui si disponeva una ulteriore riduzione delle captazioni e il loro stop per il primo settembre, dall’altro si fissa un limite massimo ai prelievi che è di gran lunga inferiore ai prelievi fin qui dichiarati dalla stessa Acea: 400 litri al secondo contro i 1.200 dei primo sette mesi dell’anno. Un limite che Acea dovrà rispettare fino al 31 dicembre del 2017.

Si tratta di un dato davvero importante. La riduzione delle captazioni fissata per il mese di Agosto era infatti subordinata alla riduzione dei consumi che in genere si registra in quel periodo dell’anno quando la città si svuota. Al ritorno dalle ferie i consumi sarebbero tornati a crescere e il fabbisogno idrico avrebbe spinto le idrovore a captare molta più acqua dal lago di Bracciano. Quanta di preciso non lo sappiamo, ma Acea aveva parlato a Maggio di un fabbisogno che poteva raggiungere anche i 1.800 litri al secondo e di un dato medio di 1200 litri al secondo. Davvero troppo per un bacino come quello di Bracciano già stremato. Ora, con la nuova sentenza, a settembre quando tutti i rubinetti di Roma torneranno ad aprirsi e il lago sarà sceso verso quota meno 185 in rotta verso i meno 200, Acea non avrà più alibi e dovrà rigorosamente attenersi ai limiti imposti dal giudice.

Inoltre va rilevato che, molto opportunamente, Santoleri ha voluto chiarire che quei 400 litri al secondo servono a garantire il prevalente interesse del Comune di Roma a garantire i servizi igienici e sanitari essenziali. Insomma non ci sono scuse e soprattutto non ci sono stati di necessità che tengano: quelli sono infatti garantiti dai 400 litri al secondo. Visto il recente decreto approvato dal Consiglio dei Ministri, si tratta di un elemento da non sottovalutare.

C’è poi un ulteriore punto di interesse che si può dedurre dalla lettura del dispositivo. I 400 litri al secondo rilevano anche che i 1200 sin qui emunti dal lago sono stati davvero eccessivi (800 di troppo) per un sistema lacustre che già a settembre del 2016 aveva dato evidenti segnali di crisi. In questo eccesso si può ravvisare la responsabilità del gestore che ha captato ben oltre il livello necessario a garantire i servizi idrici essenziali. Infine, e lo ha ribadito la Sindaca Virginia Raggi anche oggi, l’impegno ad interrompere la captazione dal lago di Bracciano a partire dalla prossima estate. Certo si tratta di un proclama politico e niente di più, ma ne prendiamo atto anche solo per registrarlo in memoria.

Purtroppo, e questo è l’aspetto negativo del dispositivo, non si fa cenno al danno ambientale che sin qui è stato arrecato al lago. Nella sentenza non ha trovato spazio l’ecosistema lacustre né  il suo effettivo depauparamento. Nessun cenno alla riduzione di due chilometri quadrati della superficie e alla perdita di habitat necessario alla ossigenazione. Anzi il giudice ha rilevato che il danno ambientale non è “certo e nemmeno “imminente”.
Nessun riferimento poi alla delicatissima questione della governance del sistema alla necessità di dotarsi di modelli e di definizione degli usi a cui destinare l’acqua del lago. Non poteva essere altrimenti perché non spetta al giudice definire una azione di governo. Anzi su questo punto Santoleri lascia la porta aperta ad un nuovo provvedimento del regolatore, ovvero della Regione.

La sentenza poi non dice una cosa importante: fino a che punto si può continuare a prelevare dal lago? Esiste un limite imposto da criteri di salvaguardia ambientale? Per usare un linguaggio analogo a quello del dispositivo quando diventa prevalente la necessità di salvaguardare l’ecosistema?  Non lo sappiamo e la sentenza non lo dice. Quello che però sappiamo è che a meno 200 il lago avrà perso circa il 22 per cento della superficie su cui avvengono i processi di ossigenazione e di depurazione.

La questione resta dunque ancora aperta ma sembra che lo sia con qualche freccia in più nell’arco del lago che dovrà continuare a pagare un pegno meno pesante di quanto fin qui sopportato. Come sempre, anche in questa occasione saranno i dati, quelli rilevati attraverso la lettura dell’asta idrometrica a dirci se le cose stanno cambiando e in quale direzione. Noi di Bracciano Smart Lake continueremo a informarvi e a fornirvi ulteriori spunti di riflessione.

Share This

Share this post with your friends!