E’ davvero difficile che Acea e Regione Lazio riescano a trovare un punto di incontro che possa scongiurare il razionamento dell’acqua a Roma. Partono infatti da presupposti molto diversi tra loro. Tanto diversi da far dare all’uno numeri che sono del tutto incompatibili con i numeri e coi dati che ha l’altro. Perché in questa giornata in cui sulla questione fa irruzione anche la Procura di Civitavecchia con il Nucleo Operativo Ecologico e il Tribunale delle Acque ha confermato il blocco delle captazione, solo una cosa è certa: sul lago di Bracciano, i dati non tornano.
Mentre le aste idrometriche installate dal Parco Regionale dei Laghi di Bracciano e Martignano indicano la quota di meno 165 centimetri sotto lo zero idrometrico, quelle di Castello Vici, il centro dove si trova, nel Comune di Anguillara la stazione di prelevamento dell’acqua dal Lago di Bracciano dell’Acea, segna meno 25. Sul sito del Centro funzionale Regionale, del servizio idrografico, il valore della quota del lago di Bracciano indicata alle ore 12.00 è infatti di meno 25 centimetri. Alle 12.44 invece l’asta installata sul pontile degli inglesi a Bracciano misurava meno 165. Acea e Regione Lazio hanno due diversi modi per valutare la quantità d’acqua nel lago di Bracciano perchè hanno due diversi punti da cui fanno partire lo zero di riferimento.
Il Parco ha deciso di adottare la quota di 163,04 metri sul livello del mare, che è la quota in cui il lago sfiora l’ancile e comincia a riversarsi nell’Arrone. “Si tratta di una quota – spiega Andrea Balestri di Hydra Ricerche – scelta perchè rappresenta un livello di salute per il lago e per il suo ecosistema”. Al contrario lo zero altimetrico di Acea si trova 130 centimetri più in basso ed indica il punto in cui il vecchio acquedotto Traiano Paolo non riceve più acqua dal lago. Il problema però è che nonostante questa differenza nota, i conti non tornano e all’appello mancano sempre una decina di centimetri d’acqua se non di più.
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