Il 28 novembre scorso, a Milano, Stefano Donnarumma, amministratore delegato di Acea ha presentato il nuovo piano industriale della multiutility capitolina. La sintesi per la stampa del documento, pieno di cifre, di numeri e di progetti, lo potete consultare qui.
Si tratta di un piano davvero molto importante del valore complessivo di circa tre miliardi di euro che saranno investiti nei prossimi 4 anni da Acea per potenziare il suo business. Non solo quello legato alla distribuzione dell’acqua, ma anche quello energetico, dei rifiuti, e anche per le telecomunicazioni. Donnarumma deve essere stato davvero molto convincente, se al termine della presentazione del piano (in cui è previsto anche l’avvio della progettazione per il raddoppio del Peschiera) le azioni di Acea sono schizzate verso l’alto passando dai 15 a 17 euro. Erano dieci anni che non arrivavano a quei livelli. Dal Campidoglio, a Via del Tritone, devono essere saltati diversi tappi di Champagne.
Il problema però è che nei capitoli di questo nuovo piano industriale manca una voce che pure gioca un ruolo centrale in tutto l’equilibrio (anche economico di Acea): l’acqua. Niente, non se ne parla. Nessun riferimento allo stato di salute delle falde, al livello dei consumi, alle proiezioni sulle disponibilità sulla base delle piogge. Niente, solo qualche accenno qui e là come per esempio l’annuncio della riduzione delle perdite e l’ammissione che l’emergenza idrica è ancora in corso. Nulla di nulla, nessun bilancio idrico della città. Hyderabab (India) ce l’ha, Roma no. L’ultimo risale al 2015.
Eppure il bilancio industriale della multiutility si basa in maniera consistente sulla sua capacità di erogare il servizio idrico ai cittadini che vivono sul territorio dell’Ato 2 (in pratica l’Area Metropolitana di Roma) e nell’Ato 5 (la provincia di Frosinone). Si tratta di più di 4 milioni di abitanti ai quali ogni giorno Acea assicura la fornitura di acqua potabile, il trattamento di quella di scarico dietro compenso di bollette che vengono calcolate sulla base dei consumi. Dalla quantità di acqua che passa attraverso i contatori finali dei singoli utenti dipendono le entrate che possono garantire gli azionisti.
Risulta quindi davvero singolare che, nella sua relazione, l’amministratore delegato Donnarumma non abbia fatto cenno alla effettiva disponibilità di questa risorsa. Quello che ci lasciamo alle spalle è stato a tutti gli effetti un annus horribilis per le risorse idriche del Lazio, e quello che verrà, non sarà da meno. La siccità continua. Ad Ottobre, che è il mese più importante per avviare la ricarica delle falde, non è praticamente piovuto. Anche a Novembre la situazione è apparsa fortemente al di sotto della media stagionale.
Già con questi dati, si può intuire che gran parte dell’acqua che dovrebbe essere erogata da Acea, non è ancora stata catturata dalle falde e che dunque, se verranno mantenuti i consumi attuali – 361 milioni di metri cubi all’anno solo per l’ATO2 (dati Acea) – si dovrà attingere a nuove sorgenti. Non a caso nell’incontro con il tavolo istituzionale alla regione Lazio, le autorizzazioni per lo sfruttamento di nuove concessioni e’ stato uno dei temi affrontati nella discussione.
Il punto è che il sistema è ovunque in una situazione di forte stress. Non solo a Bracciano, ma anche nelle altre aree dove le captazioni di Acea continuano, si stanno aprendo conflitti con le popolazione locali che vedono sotto i loro occhi il depauperamento delle risorse ambientali: fiumi, laghi, sorgenti.
Già nella scorsa estate abbiamo visto come la crisi ambientale ha messo a rischio l’erogazione dei servizi e nell’ambito territoriale sono aperte situazioni di crisi con comuni nei quali il servizio idrico non è ancora regolare.
Per rendersi conto della realtà della situazione, gli analisti della Borsa di Milano dovrebbero tenere sono stretta osservazione anche l’asta degli Idrometri posizionata sul lago di Bracciano. Esiste infatti un legame diretto tra il rischio di investimento e livello delle falde. Mentre è impossibile pero’ conoscere lo stato di salute del Peschiera, del Capore e delle altre fonti che alimentano gli acquedotti Acea, a Bracciano è possibile avere i dati e, attraverso di essi, rendersi conto anche dello stato di salute di tutte le sorgenti del Lazio.
Le notizie che arrivano da Bracciano non sono certe così buone. La situazione appare infatti fortemente compromessa, dal momento che il lago è arrivato a livelli così bassi da dover essere sospesa ogni forma di captazione a meno di non voler mettere nel conto uno scenario ambientale dagli esiti imprevedibili. Il Lago di Bracciano doveva essere la riserva a cui attingere per far fronte proprio a questo tipo di emergenza. Ora questa riserva non c’è più.
Non è solo una questione di denaro. L’accesso all’acqua è anche, e soprattutto, una questione di democrazia. (Pipes politics)
Nelle scorse settimane Acea ha avviato una campagna per promuovere un uso più sostenibile della risorsa acqua. Il punto pero’ è che in mancanza di dati certi circa la disponibilità di acqua, diventa difficile anche chiarire quale possa essere la disponibilità di acqua per ogni singolo cittadino. Se agli azionisti è garantito un accesso alle informazioni di bilancio, altrettanto dovrebbe essere fatto per gli utenti del servizio idrico, e cioè i cittadini, ai quali dovrebbe essere comunque garantito l’accesso ai dati del bilancio idrico della propria città incluse le informazioni in merito alla quantità di acqua disponibile, alla sua provenienza, al suo costo, non solo finanziario, ma anche ambientale.
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